Marco Imparato è il leader dei Dadamatto, uno dei gruppi più interessanti del momento. Sul finire del 2017 hanno licenziato un disco, Canneto, che già qualche tempo fa avevamo incensato per benino per cui non intendo dilungarmi. Solo aggiungere che nel frattempo li ho rivisti dal vivo e sono una bomba.
Trapcoustic è il più recente progetto di quel poliedrico artista romano noto con il nome di Demented Burrocacao, o per l’anagrafe Stefano Di Trapani, che se non lo conoscete per favore andatevelo a gugolare un po’ e ne leggerete delle belle.
Qual è il sottile filo che lega insieme Marco e Stefano? La prima cosa che salta all’occhio è che entrambi sono artisti poliedrici. Imparato è un apprezzato attore teatrale, reduce da un luminoso successo come protagonista dello spettacolo di Giancarlo Sepe “Werther a Broadway”.
Demented Burrocacao è temuto critico musicale, giornalista sferzante e spassoso, scrittore, poeta ma anche disegnatore, videomaker e altro ancora.
Seconda analogia è che entrambi amano spiazzare il pubblico, imboccare strade per poi cambiare repentinamente direzione, abbandonare certezze, evitare punti di riferimento.
Si dà poi il caso che Dadamatto e Trapcoustic saranno tra i protagonisti, sabato 24 marzo, del Mezcal Fest 1 allo Spazio Comune Tnt di Jesi . Tra tanti protagonisti in line-up ci sembrava dunque interessante puntare la nostra doppietta proprio su Marco e Stefano. Perchè è proprio vero che dio (o chi per lui) li fa e NERTO li accoppia.
Presenta brevemente il tuo gruppo/progetto musicale ai lettori di Nerto.
MARCO: Ciao Nerto! Ci chiamiamo Dadamatto, siamo marchigiani di costa e ci piace distruggere quello che creiamo.
STEFANO: In questo caso sono due: il primo è Trapcoustic e trattasi di weird folk/tronico con venature psichedeliche nel quale sguazzo da solo. Il secondo è Acchiappashpirt ed è un progetto di poesia sonora elettronica che condivido con mia moglie, la poetessa e performer albanese Jonida Prifti.
Che mestiere volevi fare quando eri piccolo?
MARCO: Il cuoco perchè potevo sempre mangiare.
STEFANO: Il fumettista. Poi però con l’avvento di MTV la chitarra elettrica mi ha letteralmente preso all’amo, inizialmente per la sua forma poi per la sinergia tra forma e suono: d’altronde c’è anche da dire che negli anni ottanta i video erano spesso contaminati dal fumetto, o da quell’estetica da “supereroi”. Per cui ho incominciato ad interessarmi a qualsiasi aspetto multimediale, visto che con la musica si poteva in qualche modo fare tutto. I fumetti però non li ho abbandonati, ho pubblicato diversi albi di miei disegni, principalmente di matrice brut, e co-fondato riviste di fumetti underground come Epoc, Pop(pe), e fra poco uscirà un altro mio albo monografico per la Raw Raw di Massimiliano Bomba, quindi…i primi amori non si abbandonano mai in fondo.
Poi siete diventati due personaggi a dir poco eclettici. Suonate, ma fate anche altro e molto bene. A questo punto: la musica che posizione occupa nella vostra scala delle priorità?
MARCO: Musica sempre al primo posto perchè è dove il tutto ha origine. Senza di essa solo rovina, con essa rovina assoluta.
STEFANO: Ti ringrazio per i complimenti, scrivere è un’altra cosa che mi porto appresso da quando ero bambino… mi viene molto naturale, non ci metto troppe sovrastrutture sopra.. poi se piace meglio così. Ho un approccio multimediale alle cose: si va dai format video come Italian Folgorati, in cui tra l’altro sono diciamo il presentatore, alla sceneggiatura e realizzazione di video e corti, alla gestione della netlabel Selvaelettrica con l’associazione Selva. Organizzo festival, ogni tanto faccio l’attore caratterista, poi appunto la poesia, le performance col collettivo Oxo e Radioanarti progetto col quale siamo stati selezionati per la biennale dei giovani artisti svoltasi recentemente a Tirana… insomma credo che fermarsi ad una cosa sola sia riduttivo. Direi che al primo posto della mia scala delle priorità ce ne sono tre: la curiosità, la voglia di non ripetermi e, ovviamente, l’amore (che è la cosa più importante). Il resto viene da sé.
Guardando la line up del concerto di sabato, quale altro gruppo non vedi l’ora di gustarti? Motiva la tua scelta.
MARCO: Tutti perchè non ne conosco nessuno.
STEFANO: Beh forse gli Altered Hours perché sono diciamo il gruppo “da fuori” e dal vivo non li ho mai visti. Spero mi piaceranno.
Nella grande fiction di Rai Uno dedicata alla tua vita, chi vorresti per interpretare il ruolo di protagonista?
MARCO: Terence Hill, lui può tutto.
STEFANO: Cosa ovviamente improbabile, ma se dovesse succedere spero che non succeda e che la Rai utilizzi il denaro pubblico per qualcosa di meglio, visto come vengono realizzate le fiction al giorno d’oggi…per esempio solo una schermata stroboscopica a fotogrammi bianco e giallo sarebbe fantastica da vedere in televisione, io investirei i soldi su questo. Comunque, ipotizzando che ci fosse una fiction su di me sicuramente il ruolo principale deve essere dato a qualcuno digiuno di cinema, come da tradizione ad esempio di Caligari.
Marco, come sta andando il vostro disco? Che tipo di feedback avete? Piace solo a me oppure ho ragione a dire che è un discone?
MARCO: Mah un mezzo flop come al solito quindi stupendamente, ho 1231 euro di debito con Michele però… sono contento che lo ritieni un discone, fai parte di una nicchia dorata a cui noi diamo tanto amore.
Stefano, ma non è strano che uno come te che scrive così tanto, poi fa dischi in inglese, che tra l’altro come sai in Italia se non canti in italiano fai fatica?
STEFANO: Come sai la mia ragione sociale non è solo Trapcoustic e l’inglese lo uso solo in determinati progetti musicali: ad esempio con gli Acchiappashpirt, presenti al festival, le lingue sono l’albanese, l’italiano, l’inglese, il pidgin, a volte anche frammenti di francese e tedesco e lingue inesistenti. Coi Maximillian I° faccio noise rock e uso solo l’italiano, perché è qualcosa di urgente e mi viene da usare la mia lingua madre. Con Trapcoustic invece uso l’inglese perché dico cose molto intime e così mi vergogno di meno, è come uno scudo. Ma nello stesso tempo posso comunicare quello che sento senza preoccuparmi di avere una perfetta pronuncia o di seguire una grammatica impeccabile, parlo la lingua che bene o male sanno capire tutti in tutto il mondo e che fortunatamente oramai ha varie inflessioni a seconda del posto in cui ti trovi. Credo sia miope rivolgersi solo al campanile, la mia musica si rivolge al mondo . In Italia si fa fatica più che altro a capire che c’è qualcosa fuori dai confini dello stivale, ed è uno dei motivi per cui ci ritroviamo la destra in ascesa, la colpa è di questo atteggiamento. Se io apro, ad esempio, un concerto di Alexander Tucker ci tengo che lui capisca un minimo cosa sto dicendo: molte volte chi viene da oltralpe è interessato a quello che facciamo qui in Italia, ma non capisce nulla di quello che cantiamo. E’ un limite. “Speculum”, che è il disco di Trapcoustic uscito in semi contemporanea a Shell, è stato pubblicato da un’etichetta portoghese distribuita in America, la Baby Yoga: quindi per quanto maccheronico, meglio che sia in inglese. Tanto al massimo, non dovessero capire bene, c’è il linguaggio musicale che sicuramente va oltre il discorso stantio di frontiere linguistiche e roba del genere. E funziona già da solo. Detto questo, ho in cantiere un disco di Trapcoustic in italiano, perché effettivamente molti me lo chiedono e sono curioso di vedere il risultato.
Hai votato alle ultime elezioni? E magari hai anche seguito la maratona di Mentana? Se sì fino a che ora?
MARCO: Si purtroppo ho votato… con Mentana sono durato 10 minuti poi non sopportavo più le sue pause sonore tra una parola e l’altra.
STEFANO: No, non ho votato: la “democrazia” italiana trovo sia una pagliacciata, e gli ultimi eventi lo dimostrano ampiamente. Mi ritengo un nichilista attivo: per questo ho guardato la maratona Mentana nel mio beershop di fiducia fino a che ho finito i soldi per bere, poi ho ovviamente scelto la vita e me ne sono andato.
A proposito, se tu fossi nei panni di Mattarella, in quale Paese straniero sceglieresti di rifugiarti per sfuggire alle tue responsabilità?
MARCO: Italia
STEFANO: Mah, qualsiasi stato cuscinetto va bene, Liechtenstein, Lussemburgo… paesi che mi hanno sempre affascinato e che non ho mai visitato. Anche questa di conoscere posti mai visti è una responsabilità, a questa non sfuggo se posso.
Ci racconti un aneddoto divertente legato ad un tuo concerto?
MARCO: Come dire… eravamo nei pressi di Itri, terra tanto amata e dopo le prime tre note del concerto Andrea, nel pieno del fuoco bacchico, casca rovinosamente dal palco su una serie di arbusti lì vicino… Si era appena comprato una chitarra nuova.
STEFANO: L’anno scorso, quando ho suonato al festival Zuma a Milano, c’era un freak diciamo “stagionato”, tutto colorato, che ballava sui miei pezzi che come sapete non sono assolutamente ballabili! Sembrava in acido, ma chi lo sa? L’apparenza inganna. E’ stato divertente perché ho trovato fosse una delle migliori reazioni alla mia musica mai viste, spero che a Jesi facciano altrettanto.
Avete tre righe di spazio per parlare male di un musicista/disco che proprio vi fa schifo. Dai, niente diplomazia.
MARCO: Cesare Cremonini, perchè hai lasciato la banda? Come hai potuto? Perchè?!
STEFANO: Beh scrivendo settimanalmente recensioni su Noisey, direi che basta leggerle, anche perché altrimenti dovrei fare un elenco lungo di quello che mi fa pena. Di base non mi piace parlar male di nessuno, preferisco parlare di quello che mi piace perché ovviamente si va ad esclusione e li si capisce chi vale la candela e chi no. Ad ogni modo quello che veramente mi fa schifo sono i dischi pompati dalla stampa e soprattutto gli hype a tavolino. Rappresentano proprio il cancro che da un bel po’ rovina l’ambiente: come in tutti i campi ultimamente il marketing viene prima della sostanza ed è ora di invertire la rotta. Altrimenti fra poco, oltre a mangiare cibi di gomma stile Fantozzi, ascolteremo dei manager che smanettano sugli strumenti musicali come se fossero musicisti veri. Ad esempio Jovanotti, il suo ultimo disco è veramente uno dei più brutti del cosmo intero…oops, alla fine ce l’hai fatta a farmelo dire..
Il momento dei consigli: un libro, una serie tv e un disco che vi ringrazieremo per averci segnalato.
MARCO: Il libro è “Il vento è mia madre” di Bear Heart e Molly Larkin, la serie è “Il maresciallo Rocca”, il disco è “The magic” dei Deerhoof.
STEFANO: Un libro: Sulla Mestria di Jun’ichiro Tanizaki, un bignami su quello che dovrebbe essere l’arte,cioè qualcosa che non accontenta i potenti e le masse. Una serie tv, beh devo dire che sono troppo preso dai miei deliri creativi per fissarmi su una serie, non ne vado pazzo, non riesco a concentrarmi. Però ultimamente stavo vedendo Taboo e devo dire che è ok. Un disco? Beh ti posso dire l’ultimo vinile che mi sono comprato, uno della collana “Commenti musicali” , ristampa uscita da poco per la Contempo dal titolo “Thrilling, tensione, terrore”. Io stranamente lo ascolto per rilassarmi.
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