Ero lì al Loop con il mio amico Zabumba® quando a un certo punto ci si avvicina un tale con fare circospetto e ci infila in tasca un oggetto. “E’ una roba grossa” ci fa, e sparisce. Io e Zabumba ci guardiamo e decidiamo di farci una birra.

Dopo un po’, stiamo tornando a casa, tiriamo fuori l’oggetto e scopriamo che si tratta del nuovo cd dei Dadamatto. Lo inserisco nel lettore e lo lascio andare. Il disco si apre con una dichiarazione di intenti che la dice molto lunga su come la pensano questi qui:

“Ascoltami: so di un canneto dove non c’è nessuno che ci consegnerà all’eternità della storia, senza gloria, senza pietà” e quindi “Buona domenica a te che credi alla celebrità, buona domenica a te che speri di raggiungerla”.

Ci prende bene. Si prosegue con la canzone acchiappa-orecchie Vulcano. Echi britannici, psichedelia sixties, I can see for miles degli Who, tipo. “Stammi lontano che sono un vulcano nato per esplodere sul divano con le mani in mano”. Divertentissimo. L’assolo finale è una miccia accesa che promette di detonare nei live.

Impero sentenzia:

“Non c’è più spazio perchè sono finite le cose da dire”.

Invece questo disco è la prova che lo spazio per le cose belle si trova sempre. Solo bisogna cercarlo bene. “La vittoria è turpe” rilancia Marco Imparato dalle sponde di Pilade. Ma ormai è deciso che questo disco è veramente una roba grossa, come ci diceva quel tale, da ascoltare per forza e da spingere con forza. Si prosegue tra Sperma e Zanzare (un testo profondo che ognuno può privatizzare come vuole) fino ad uno strano gorgoglio che di colpo chiude il disco. Brevissimo, appena 23 minuti purtroppo, ma belli carichi.

Ora: se mi credete ok, sennò venite la sera della befana al Reasonanz di Loreto a sentirli con le vostre orecchie e dopo mi direte. Grazie.

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