I marchigiani che conoscono Lo Sgargabonzi, perché seguono la sua pagina Facebook e/o perché hanno letto il suo libro “Jocelyn uccide ancora”, hanno segnato col rosso la data del 15 giugno, quando finalmente potranno godersi un suo spettacolo nella nostra regione, precisamente al Reasonanz di Loreto.
I pochi che ancora non lo conoscono e si chiedono chi o cosa sia Lo Sgargabonzi, di solito ottengono come risposta “E’ il più grande comico italiano, lo ha detto anche Internazionale”. Sì d’accordo, ma che tipo di comico è? Perché oggi non basta più dire che il comico è quello che fa ridere. Troppo facile. Ci sono le categorie: stand up comedian, cabarettisti, imitatori, clown, ministri, eccetera eccetera. Ecco, il problema con lo Sgargabonzi è che sfugge a ogni classificazione. La scintilla comica in lui scatta proprio perché alla fine di un suo post o di un suo racconto ti trovi spiazzato e inerme. Ti sentivi sicuro che stavolta non ti avrebbe fregato e invece quel guascone te l’ha fatta ancora sotto il naso. Perché per lui il gioco è bello solo se non finisce mai.

Ho il privilegio di intervistare Alessandro Gori, alias Lo Sgargabonzi, e lo trovo impegnato a bullizzare il povero Daniele Capezzone, il politico, ultimo di una serie di pescioloni caduti nella sua rete.

Ciao Alessandro, vorrei cominciare rassicurando i nostri lettori. Bisogna essere proprio molto molto intelligenti e acculturati come Christian Raimo per apprezzare la tua comicità?

Non credo serva l’intelligenza tout-court, qualità che trovo da sempre sopravvalutata. La sottocategoria dell’intelligenza che preferisco è l’apertura mentale e il fastidio per gli automatismi, per i personaggi tipici e per la sterile sazietà. Per me è naturale preferire le virgole ai punti esclamativi, così come l’ignoto al conosciuto, quello che mi inquieta a quello che mi rassicura.

Daniele Luttazzi una volta ha definito la tua comicità “fascista”. Ti è dispiaciuto oppure hai esultato perché comunque è tutta pubblicità?

Mi è dispiaciuto, perché trovo che Luttazzi non abbia approfondito le mie cose e si sia fermato alla superficie. Non credo abbia letto altro oltre all’articolo che uscì su Internazionale che riportava alcuni miei estratti. Mi è dispiaciuto a maggior ragione per il fatto che sono un estimatore di Luttazzi, non tanto del Luttazzi comico quanto del musicista. Il suo primo disco, Money for Dope, è uno dei più begli album di sempre.

Tu questa cosa di Money for Dope la dici spesso nelle interviste. La prima volta che l’ho letta ho riso tantissimo, pensando fosse una delle tue boutade. Poi mi sono reso conto che lo pensi davvero e, sia chiaro, non ho nulla da obiettare. A questo punto dimmi però i tuoi 5 dischi fondamentali.

Facciamo che te ne dico dieci, in ordine alfabetico tranne il primo, che è ovviamente
(Whats’s the Story) Morning Glory? degli Oasis.
Poi:
Album dei Girls
Breathless dei Camel
Fleet Foxes dei Fleet Foxes
HAL degli HAL
Il Dado di Daniele Silvestri
La Buona Novella di Fabrizio De André
Queen II dei Queen
Sussidiario Illustrato della Giovinezza dei Baustelle
This is Hardcore dei Pulp.

Veniamo al tuo spettacolo. Cosa vedremo e sentiremo al Reasonanz?

Non lo so ancora. Non mi preparo mai una scaletta a prescindere ma passo metà della serata a scartabellare fogli. Mi lascio sempre ispirare dalla serata e dal pubblico. E’ solo la mia seconda volta nelle Marche, ad anni di distanza da uno spettacolo nella provincia di Ascoli Piceno. Quindi ci sta che porterò anche degli evergreen che se li faccio altrove ormai mi tirano addosso le Sprite.

Metti sempre in chiaro di non essere uno stand up comedian. Recentemente Filippo Giardina, fondatore del gruppo Satiriasi (che sostiene di aver portato la stand up comedy in Italia), ha detto che in realtà il concetto di stand up è solo marketing, che è solo la traduzione anglosassone della parola cabaret. Questa cosa ha fatto molto incazzare tutti gli alfieri italiani della stand up, a cominciare da Giorgio Montanini. Da che parte stai?

Non mi sono mai interrogato sulla questione. Oltretutto non seguo la scena dei comici e quando sento parlare di Bill Hicks o Lenny Bruce per me sono solo dei nomi. Non per disinteresse o snobismo eh. Io ho iniziato a fare quello che faccio per caso, quando nelle presentazioni del mio primo libro mi chiedevano di proporre i miei monologhi che scrivevo per il blog. Sono la persona meno versatile del mondo e alla fine faccio l’unica cosa che so fare, senza farmi troppe domande su categorie e definizioni.

Chi c’è nel tuo pantheon? Ovvero quali sono i comici che maggiormente hanno influenzato la tua scrittura?

Uno solo: Alfredo Cerruti degli Squallor.

Se ti chiedessi di darmi il nome di un comico “nuovo” che fa un sacco ridere, probabilmente mi diresti Valerio Lundini, che effettivamente spacca. Però siccome lui già lo conosco bene posso chiedertene un altro?

Stefano Andreoli. E’ stato mio collega su Linus, dove insieme a Giulio Calvani scriveva pezzi clamorosi. Pure sul palco è molto bravo, anche se si vede poco perché non è la sua attività principale. Un altro scrittore umoristico geniale che scriveva su Linus e che mi piacerebbe vedere di più su un palco è Massimo Santamicone. La “Guida allo smaltimento dei vecchi” è una delle cose più divertenti, cronenberghiane e morbose che abbia mai letto.

Segniamoci questi nomi. Forse il modo migliore per avvicinarsi allo spettacolo è quello di leggere il tuo libro “Jocelyn uccide ancora”, edito da minimumfax, che è una raccolta di racconti, alcuni tuoi classici, magari rivisitati, altri inediti. Qualcuno magari ne sentiremo letto dal vivo a Loreto. Il mio racconto preferito del libro è “E addirittura ripassano più volte”. Tu ne hai uno?

E’ un libro scritto nel corso di tredici anni. Sono tutti racconti che, prima di essere pubblicati, ci tenevo che resistessero alla prova del tempo, quindi mi piacciono tutti. Ho evitato di inserire puri monologhi da palco, vedi evergreen come Napoletanità, Madonna che Ansia o Quida al Bonpino Ferpetto, perché volevo solo scritti con una dignità letteraria, che mi facesse piacere trovare su un libro. Tipo Joyce, però più bravo. Il mio preferito è Mondo Senza Fine, credo sia in assoluto quello che più mi rappresenta.

A parte quella volta ad Ascoli, sei già stato nelle Marche? Se sì cosa hai visto di indimenticabile?

Nelle Marche ci sono stato tutti gli anni, fin da piccolo, ma senza aver mai toccato terra. E’ quando faccio la tradizionale gita agostana con la motonave New Ghibli (ex motonave Nettuno), un’istituzione della Riviera Romagnola. Partiamo da Milano Marittima e si arriva a Gabicce. Al ritorno, pesce, patate fritte e boccia di Trebbiano compreso nel prezzo. Certi giorni fanno anche la gita in alto mare fino alle trivelle, altri ancora invece si va fino a Rimini con sosta al delfinario.

Wow. La domanda che non si sa perché facciamo a tutti qui su Nerto: con che amaro sei uso ammazzare il caffè?

Non mi piacciono per niente gli alcolici e tanto meno i superalcolici. Faccio un’eccezione per il Lambrusco amabile (Salamino di Santacroce il mio preferito) e appunto per gli amari. Il mio amaro preferito è l’amaro Valtellina, ma lo trovi solo nei supermercati della bergamasca. Fra i generalisti ti dico rabarbaro Zucca e Cynar. Mi piacciono gli amari da donna insomma.

Hai scritto un libro bellissimo, ma tutti sanno che con i libri difficilmente si diventa ricchi. Scrivi post fantastici su Facebook, che però Mark Zuckenberg non intende pagarti. Ho letto da qualche parte che non vorresti lavorare per la tv e che in generale non ti piace scrivere su commissione. Vorresti prendere il reddito di cittadinanza ma non sai come si chiede il pin dell’Inps. Insomma, che vorresti fare da grande?

Continuare a fare esattamente quello che faccio. Scrivere libri e fare live. La televisione non m’interessa, né fare l’autore per altri, né appunto scrivere su commissione di cose che non mi motivano in quell’esatto momento lì. Ho scritto per un anno sulla gloriosa e rimpianta rivista Pixarthinking, ma in quel caso è solo perché avevo un direttore illuminato come Mattia Coletti che, pur rigorosissimo, mi lasciava massima libertà. Tipo Cosimo De’ Medici col Ghirlandaio.

Facciamo la valigia per l’isola deserta. Dentro ci devi mettere un libro, il cofanetto di una serie tv e infine, visto che sei un grande appassionato ed esperto, un gioco da tavolo (e lasciamo perdere che sull’isola deserta non avrai nessuno con cui giocarci, dai non facciamo i pignoli).

A parte che esistono giochi da tavolo giocabili anche in solitario (vedi tutti quelli di Uwe Rosenberg). Comunque come libro porterei La Lunga Marcia, di Stephen King. Sulla serie tv non ho dubbi: Nip/Tuck. Fra i giochi ne ho molti di più ma alla fine ti direi Hansa Teutonica. Se però c’è modo di portare due valigie (anche pagando, per carità) raddoppio e aggiungo anche, rispettivamente, Non è Successo Niente di Tiziano Sclavi, Rescue Me ed Epic Card Game.

Ecco, adesso starò qui per ore a cercare di capire se quella su Nip/Tuck è una battuta o se dici sul serio. Sarà meglio parlare di politica: secondo te stiamo tornando al fascismo?

Perché dovrebbe essere una battuta risponderti con la più bella serie di Ryan Murphy, per me è il più grande showrunner di sempre! Sulla politica invece ti dico che ne so meno di zero. A me rimaneva bene Il Patto di Mariotto Segni, spero ci sia ancora.

Proviamo col calcio: il rigore della tua vita a chi lo faresti tirare?

Mai vista una partita di calcio, quindi ti dico il primo nome di calciatore che mi viene in mente ma non so neanche che faccia abbia: Saronni.

Ehm. Altro racconto epico del libro è quello sull’incontro con Nanni Moretti. La fotografia spietata di un rapporto malato tra un fan e il proprio idolo. Qual è la cosa più strana, bizzarra o patologica che ti è capitata con un tuo fan?

E’ una cosa cosa che mi succede continuamente: il fan che per fare il simpatico mi dà del “coglione”. Pensa che mi rimanga bene, invece lo bollo subito come un imbecille. Vale la regola: daresti del coglione a Riccardo Muti? No, ti tremerebbero le gambe. Bene, stessa cosa vale per me. Meno confidenza e fai la persona normale.

E invece ti ricordi di quel tuo fan che fingendosi giornalista ti ha chiamato con la scusa di un’intervista, ti ha fatto un sacco di domande idiote e poi alla fine ti ha chiesto se ti andava di andare in vacanza con lui? Ecco, mi dai una risposta che dovrei prenotare?

Te ci scherzi, ma tanti fra i miei migliori amici sono nati dal lavoro che faccio. Io pare che vado in giro a fare spettacoli, in realtà quello è il cavallo di Troia per penetrare nelle vite della gente, manipolare e, quando va bene, plagiare chi mi dà fiducia. Con questo giochino mi sono fatto pure un casale in Val d’Orcia non mio. Per usare le parole del commissario in Bianca di Nanni Moretti, quando descrive l’assassino: “Ti entra in casa come un amico… ma non è un amico.

Quindi, se volete spalancare le porte della vostra vita allo Sgargabonzi, non vi resta che venire sabato 15 giugno al Reasonanz di Loreto. Cliccate il bottone sotto per tutte le info del caso.

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