Morire di per sé non è il massimo ma rientra nella meccanica delle cose e, come gridava il Lindo Ferretti, oggigiorno dopo il produrre ed il consumare non resta che quello. In fondo è anche uno dei momenti della vita in cui si è protagonisti indiscussi della scena, e a qualche impiegato del catasto forse basta già questo pensiero per farsene una ragione.
Chissà quindi come deve essere condividere questa infelice ricorrenza con un’icona mondiale del calibro di Lou Reed e vedersi così scippato il palcoscenico della propria morte, con la metà dei parenti che al tuo funerale canticchia “just a perfect day” sommessamente e con gli occhi umidicci.
Beh, a Kadir Nurman, è successo. E Kadir Nurman è entrato nelle nostre vite e nel nostro metabolismo innumerevoli volte, forse anche più di quel tipo con il volto e le corde vocali scartavetrate, salvandoci da nottate insonni di fame chimica e contribuendo a saturarci amorevolmente le vene di colesterolo.
Perché Kadir Nurman era l’inventore del doner kebab. Ed è morto qualche ora dopo Lou Reed, icona rock con cui, a parte il 27 ottobre 2013 (e, suppongo, qualche untuoso kebab), non aveva davvero niente da spartire. Ma il destino ha voluto incrociarli per sempre.
Di origine turca, Nurman viveva a Berlino da prima che il muro fosse abbattuto e aveva aperto il suo primo chioschetto di kebab nel 1972 vicino alla stazione della metropolitana dello Zoo. La leggenda vuole che tra i suoi primi clienti ci fossero Christiane F. (la fattona), David Bowie e un giovanissimo Michail Gorbaciov.
Un panino, il suo kebab, che è riuscito a unire e a dividere il mondo, con molti preconcetti ed un’unica sicurezza: piaceva davvero a tutti. Non fa eccezione neppure l’Italia leghista, con le petizioni popolari e i cartelli pseudo-intimidatori di Lega e Pdl per tenerli a debita distanza e salvaguardare così le tradizioni culinarie padane: la polenta con gli osei nulla ha potuto contro questo dispositivo ipercalorico da passeggio.
Caratterizzato dalla cottura della carne su uno spiedo verticale rotante unto come i capelli di Emilio Fede e servito dentro una pita insieme a uno yogurt dalla inquietante consistenza, inizialmente il doner kebab non era stato brevettato da Nurman. Ma a partire dal 2011 la sua succulenta invenzione era stata formalmente riconosciuta dall’Associazione dei produttori di doner kebab turchi e glie ne era stata riconosciuta l’esportazione persino nel suo paese d’origine.
Ciao Kadir. Là, nelle desolate lande di una qualsiasi città, in qualunque parte del globo, ci sarà sempre uno spiedo unto a girare per te.