Sabato 14 ottobre esordisce un festival che si chiama Mic, acronimo di Musica in Contemporanea, perchè i concerti si svolgono contemporaneamente in 6 città: Milano, Torino, Padova, Parma, Roma e Benevento. Mic richiama poi ovviamente anche il microfono, che è lo strumento che usano i musicisti per annullare le distanze tra i luoghi e le persone. Ora, si dà il caso che Nerto sia il media partner di questa iniziativa che ha un programma un sacco interessante (in fondo all’articolo trovate i link ai vari eventi). Tra i tanti, un po’ a caso e un po’ no, abbiamo scelto di presentarvi due dei protagonisti del Mic: sono Mudimbi, che sarà di scena a Parma, e Tunonna, che suonerà a casa sua, ovvero a Roma.

Che dire di Mudimbi? Rapper di San Benedetto del Tronto, tre anni fa ha conosciuto improvvisa notorietà con la canzone Supercalifrigida, ma è di pochi mesi fa l’uscita del suo primo vero album intero. Testi a dir poco politicamente scorretti, trovate divertenti, bel flow.
E che dire di Tunonna? Artista romana, oltre che illustratrice e amica di Zerocalcare, specializzata nel rendere profonde e dense canzoni che altrimenti sembrerebbero leggere. Ha fatto un disco bellissimo tutto di voce e chitarra, ha una passione dichiarata per la birra Peroni, che tuttavia ha rifiutato di sponsorizzarle il disco.

Abbiamo scelto di intervistarli con la tecnica dell’intervista doppia®, che è una cosa molto innovativa che abbiamo inventato noi, consistente in pratica nel porgere la stessa domanda a due persone molto diverse tra loro e vedere di nascosto l’effetto che fa.

Qual è la tua canzone che devo ascoltare bene per conoscerti meglio?
TN – Boh, forse “a caccia di Peroni”, è quella più “personale” alla fine, anche se sembra solo la canzone di uno senza una lira che va a comprare le le birre al bangla!
buono by Tunonna

MU – Fortunatamente per me, non sono mai stato così scemo da mettere tutto in una canzone. Dovresti ascoltarne almeno tre per iniziare a farti un’idea, seppur vaga, di chi sono. Così di getto ti direi: Risatatà, Schifo, Tachicardia. Ma se ne prendi altre tre a caso, non sbagli di certo.

Dove hai fatto il tuo primo live?
TN – Il primo concerto l’ho fatto al Sinister Noise di Roma ormai un bel po’ di anni fa. Facevo già un po’ di queste canzoni, ma dopo un paio di concerti mi sono ritirata perchè mi vergognavo e ho preferito continuare solo con l’altro gruppo (i Godog) e basta, e invece rieccomi qua…

MU – Tecnicamente non me lo ricordo, perché ho iniziato cantando a varie serate tra dancehall e hip-hop, ed ero anche molto giovane, quindi molto ubriaco, perciò immagina cosa posso ricordarmi ahaha Però, c’è un però, la prima serata del mio primo tour (questo è il secondo) la feci a Pescara. A questo punto avrei tanto voluto fare il figo dicendoti anche il nome del locale e la data, ma sono andato a cercarli su Google e a quanto pare non se li ricorda neanche lui.

Qual è il ricordo più bello legato a un concerto? E il più brutto?
TN – Una volta una signora (abbastanza grande, diciamo quasi anziana) è arrivata mentre stavo suonando, probabilmente -anzi, sicuramente- per caso, e stavo alla fine dell’ultimo pezzo, quindi ho ringraziato e poggiato la chitarra e lei ci rimane male e comincia a urlare “BIIIS BIIIISSS”, allora ho ripreso la chitarra e le ho suonato “Ricominciamo” di Pappalardo e lei era tutta contenta e quando ho finito mi ha fatto un sacco di complimenti e rideva tantissimo. Il più brutto è stato quando mi hanno sgridato per aver portato una Peroni sul palco (non l’avevo portata, me l’avevano passata dei ragazzi che erano sotto al palco!), ci sono rimasta male…

MU – Sono pieno di bei ricordi, quindi ti dirò quello più vicino in ordine cronologico, che guarda caso coincide con uno dei più brutti. Ero in data a Torino, e poco prima di salire sul palco ho ricevuto una pessima notizia che mi ha letteralmente spezzato le gambe. Poi sono salito sul palco e il pubblico e riuscito a tirarmi su di morale come non avrei mai creduto. C’era un’energia, una voglia di divertirsi, di ascoltare, la capacità di farti capire “Mudimbi, non siamo qui per caso. Siamo qui per te. Sappiamo esattamente chi sei e ti vogliamo un bene da impazzire!” che la mia più grande paura, ovvero salire sul palco e non riuscire a far andare le cose per il verso giusto come faccio sempre, si è trasformata di colpo in una delle mie migliori esperienze.

Quando sei al telefono fai i disegnetti?
TN – Solo quando sto al telefono con persone che non conosco bene, faccio un sacco di quadratini.

MU – Assolutamente no. Di fatti non ho idea di cosa faccio quando sono al telefono, ci sto pensando…credo che dovresti chiamarmi ahaha

Nell’infinito dibattito tra cosa è indie e cosa non lo è, dimmi la tua.
TN – “L’indie-rock negli anni Ottanta era un posto duro in cui vivere, e le difficoltà erano le stesse per tutti. Nessuno escluso. Forse anche per questo i veterani di quelle guerre oggi dimenticate – i mitici anniottanta riciclati dagli indie-rocker odierni non sono certo questi, fatte salve le solite sporadiche eccezioni – non tollerano l’usurpazione modaiola di un termine che all’epoca indicava una sfera di valori condivisi. Uno su tutti: l’indipendenza.” Questa non è la mia, è di American Indie, un libro che parla dei Black Flag, dei Sonic Youth, dei Butthole Surfers, dei Fugazi ecc, ecco, io sono rimasta che quella roba è indie, il resto è un termine che vuol dire tutto e niente.

MU – Ancora devo capire cosa sia l’indie come concetto di base.

Hai mai provato a partecipare ad un talent in tv? Ti piacerebbe?
TN – No, quella roba mi fa paurissima!

MU – No, mai provato e non mi interesserebbe. Per quanto io sia competitivo, e l’idea di venire messo in un calderone con altre migliaia di persone e dover essere quello che riesce ad emergere, alletti non poco il mio ego, è anche vero che non mi piacciono le dinamiche da talent, per quel poco che conosco. È tutto così effimero, passeggero, oggi ci sei, domani non ci sei più, perché è iniziata un’altra stagione del talent e non ci sono abbastanza copertine per entrambi. Il mio ego si sente più gratificato nel dove fare la gavetta, nel rompersi il cu*o e portare a casa risultati a volte miseri, a volte inesistenti, e nel continuare a farlo finché all’improvviso, come per magia (che poi non sarà né all’improvviso né tantomeno grazie a Mago Merlino), la somma di tutta la gavetta, di tutti i fallimenti, e di tutta la sfiducia che ha provato a venire a bussare alla porta, porteranno al risultato!

Cosa usi per ammazzare il caffè?
TN – Ho smesso di bere il caffè da poco più di un mese per lo stomaco, sigh…

MU – Non bevo caffè perché mi spacca lo stomaco. In un certo senso possiamo dire che sia il caffè che ammazza me.

Cosa ne pensi di Mudimbi/Tunonna?
TN – Le persone, i musicisti, gli artisti che non si prendono troppo sul serio mi piacciono di default, quindi direi che è super ok! E poi come si dice a Roma: c’ha er flow!

MU – La stimo innanzitutto perché sa suonare uno strumento più di me, che non so suonare nemmeno le ascelle per farci le scoregge ahaha Le cover di Tunonna sono pregio assoluto, ma questo non sono certo io a doverlo dire. Dai brani originali invece resto affascinato probabilmente e soprattutto perché è un linguaggio non così vicino al mio (anche se in realtà non è nemmeno lontano anni luce), e poi c’è quella malinconia che “vabbè che so il rapper che ride sempre e beato lui che je va tutto bene”, ma la apprezzo perché ne ho molto bisogno anche io di certe atmosfere. Una su tutte “Ferragosto”.

Qual è il momento/luogo ideale in cui scrivi i tuoi pezzi?
TN – Ho sempre scritto quasi tutto appena sveglia, con quella sensazione di rincoglionimento ancora addosso, che, se inizio e quando comincio a svegliarmi ancora non mi fa vomitare quello che ho fatto, allora è ok. In camera.

MU – Non esiste, ho scritto tanto in piedi quanto seduto, al mare come in montagna, da sobrio quanto da ubriaco, all’aperto tanto quando al chiuso, e su un letto o su un divano così come su un pavimento o sulla tazza.

Mi consigli un libro da leggere?
TN – Mi vergogno un po’ a dire che leggo molti più fumetti che libri, però a questo punto visto che l’ho citato ti dico American Indie.

MU – Steve Jobs di Walter Isaacson.

Qua trovate più informazioni sui vari eventi del MiC Festival:

MiC Festival – PARMA
MiC Festival – ROMA
MiC Festival – TORINO
MiC Festival – MILANO
MiC Festival – PADOVA