Quando si ascolta Vaporwave si ha la sensazione di surfare su 4Chan, trasposta in una dimensione live, tuttavia, ci ha trasmesso un retrogusto in stile 9Gag.
Sorvolando il tecnicismo dei vapornauti in trasferta per NER.TO al Locomotiv di Bologna, di ritorno sull’A14, ci dedichiamo alla scrittura di un resoconto della serata, vista la mancanza della tradizionale Settimana Enigmistica da viaggio.
Arrivati alle mura della Grassa, non può mancare la tappa al Paki, Piazza Verdi con bonghi e giocoleri, manifestazione e ri-scoperta del Rubik, già meta di altri colleghi nertosi.
Dopo il sollazzamento sotto portico, è dunque ora di muoversi verso via Sebastiano Serlio, destinazione finale del nostro pellegrinare, al fine di assistere alla performance live(?) di Blank Banshee, produttore canadese, ascrivibile ai primi nomi dell’ormai decaduto e già-vintage fenomeno Vaporwave.
Arriviamo puntualmente 5 minuti dopo l’apertura ufficiale dei cancelli. Quello che si presenta di fronte a noi è una fila che nemmeno alle Poste il lunedì mattina o l’ufficio per l’impiego a fine stagione estiva; questa ci tiene ad aspettare il nostro turno per l’ingresso per un tempo sufficiente per ordinare una pizza da asporto, consegnata direttamente in fila e terminarla poco prima dell’acquisto del biglietto (storia V E R A).
È sempre bello tornare al Locomotiv, e siamo accolti da una bella selezione pre-concerto e da quell’odore di cinema indipendente, che, se avete inteso, allora ci siamo capiti.
Detto questo, aspettiamo 40 minuti per l’inizio del concerto e, una volta che il tecnico audio / video rivela che i visual che avevano introdotto il pubblico alla sala sono frutto di un video YouTube, inizia il live(?) ed il pensiero che ci colpisce simultaneamente è “che diamine scriveremo nell’articolo per Ner.to?”
Decidiamo quindi di sviluppare questo report per stimolare l’empatia e il disorientamento che abbiamo vissuto durante tutta l’esibizione di questa fantomatica figura mascherata: ci chiediamo seriamente se sia o non sia un troll pazzesco.
La musica confinata ad internet che esce dai suoi parametri ci ricorda il film dei The Pills, Cracco che si gusta le patatine San Carlo, Jar Jar Binks, l’ultima stagione di Game Of Thrones, The Room et similia…
Essendo schietti, il quesito che si solleva riguarda la sincerità d’esecuzione che il nostro ci propone. Premessa: non vogliamo ca**re il c***o su tecnicismi musicali, ma un conto è mixare, un conto è suonare, un conto è regalare una forte esperienza a volte anche multimediale.
Sul palco, invece, una maschera di specchi cela un individuo di dubbia identità, che ci ricorda un po’ il vitello di balsa che vendette una storia falsa, mentre preme dei bottoni di dubbia efficacia, simile all’allenamento fornito dai prodotto Tesmed, accompagnato da inserti visivi che si guadagnerebbero il primo posto nelle grindhouse. La gente si diverte e, bene o male, usciamo anche noi divertiti e comunque felici di essere stati fuori casa e di aver dibattuto così tanto per capire che c***o pensare di uno spettacolo del genere, il che vuol dire che l’esperienza di per sè ci ha lasciato qualcosa e va bene così..
Vaporwave is dead, long live vaporwave.