pharrell

“Perché sono felice/
Batti le mani se ti senti come una stanza senza un tetto
Perché sono felice/
Batti le mani se senti che la felicità è la verità
Perché sono felice/
Batti le mani se sai cos’è la felicità per te
Perché sono felice/
Batti le mani se senti che questo è quello che vuoi fare”
(Pharrell Williams, autore della canzone ‘Happy’)
“’Happy’ è volgare e ferisce la pubblica castità”
(Hossein Sajedinia, capo della polizia iraniana)
Pharrell Williams in Adidas
hossein-sajedinia

Se questo mucchio apparentemente antitetico di parole è entrato in collisione, la nostra teoria è che l’Iran non sia per niente un paese happy.

La storia è questa. A maggio sette giovani iraniani (quattro ragazzi e tre ragazze) sono stati condannati dai 6 ai 12 mesi di reclusione e a 91 frustate (ciascuno!) per aver caricato su Youtube il loro personale tributo alle note dell’ormai arcinota ‘Happy’ di Pharrell Williams. Qua sotto potete trovare il video girato in una Tehran grigia e apparentemente disabitata dove i ragazzi non lottano nudi nel fango ma si limitano a ballare e ridere felici (e vestiti).
[youtuber youtube=’http://www.youtube.com/watch?v=kTSp5hJELOo’]

Risultato: li hanno arrestati tutti. La legge della Repubblica Islamica, infatti, vieta categoricamente alle donne di ballare in pubblico (per di più senza hijab, il velo che copre il capo) e, in generale, mal vede qualunque esternalizzazione di felicità, in nome di un generico e un po’ asfissiante pubblico decoro.

Vi sentite improvvisamente in colpa per aver desiderato la legge islamica anche in Italia, di fronte ai buffoni nostrani che in pubblico fanno ben di peggio che ballare contenti? Lasciate perdere, non è la stessa cosa. L’Iran, guidato da un fanatico psicopatico con la faccia da bidello delle elementari, ha dimostrato di essere un paese dove essere felici è un crimine.

Hassan Rouhani, attuale presidente dell'Iran
Hassan Rouhani, attuale presidente dell’Iran

Dopo l’arresto, i ragazzi sono stati pubblicamente umiliati e forzati a pentirsi pubblicamente delle loro azioni. “Mi pento per aver provato a diffondere la felicità”, ha detto il regista del video, in diretta tv, mentre leggeva il gobbo preparato da qualche fedelissimo burocrate.

A seguito di un’ondata internazionale di indignazione, a settembre la pena è stata sospesa e andrà in prescrizione nel giro di 3 anni, a meno che i giovani non si macchino di altre simili atrocità. Perciò c’è da augurarsi che non osino più essere felici. Oppure che l’Iran esca finalmente dall’oscurantismo e riesca a vedere la felicità come quello che è: non un’invenzione demoniaca, ma uno stato emotivo indotto da alcuni neurotrasmettitori. Una roba che tutto sommato non è per niente male.

[youtuber youtube=’http://www.youtube.com/watch?v=fs8r-8EJ4c8′]

Solo questo può essere il lieto fine per una storia triste come questa.