55 anni, 81 giorni trascorsi in detenzione in prigione e 1 video da 800mila visualizzazioni su YouTube.

Quel simpaticone di Ai Weiwei oltre ad essere uno degli artisti che vanno nominati più spesso per far vedere che ci si interessa di arte contemporanea quando si vuole fare bella figura con le tipe o i tipi intellettualoidi, oramai si sta imponendo nel magma digitale come l’ennesima youtube star a impestare i monitor di laptop e smartphones.

 

Infatti dopo che le autorità cinesi gli hanno messo fuori legge lo studio di Pechino per questioni fiscali (su cui prima o poi sembrano cadere proprio tutti, da Al Capone a Berlusconi), l’artista-attivista-blogger si è dato alle danze semi-catartiche sulle note del singolo dell’artista coreano PSY (Park Jae-Sang), Gangnam  Style (草泥马) per denunciare la repressione governativa di cui il suo paese di origine è vittima.

 

 

La canzone originale è rifeita al distretto Gangnam, quartiere super lussuoso a sud di Seoul caratterizzato da uno stile di vita di sperperi – simile a Beverly Hills o Knightsbridge a Londra – e covo trendy di gentaglia importante e personalità dello spettacolo per eccellenza. Il testo scandito in brevi frasi povere di senso si riferiscono ad una ragazza e ad un ragazzo e scherniscono coloro che dichiarano la loro appartenenza al quartiere per affermare il loro status sociale. A causa del suo beat piacione il video si è affermato come un mostro virale che ha raggiunto quasi 700 milioni di visualizzazioni facendogli guadagnare il titolo di “most liked video on youtube” al Guinness World Records e deflagrando una sequela infinita di video-parodie di risposta.

 

La versione aiweiweiana è pari livello per quanto riguarda stupidità e povertà realizzativa alle altre imitazioni – l’ennesimo “shanzhai” ottenuto mantenendo l’audio e sostituendo il video con del footage proprio – e vede l’artista in sgargiante t-shirt rosa fluo zompettare assieme ai suoi collaboratori fuori dallo studio di Beijing mimando a braccia incrociate il simbolo delle manette. Ma dietro questo spettacolo infame Ai Weiwei ha voluto celare un intelligente critica alla repressione culturale che la China sta attuando attraverso i media governativi: il video è intitolato “Grass-Mud Horse Style” in onore della creatura immaginaria che è simbolo dell’anti-censura in China – la frase a quanto pare suona simile all’espressione cinese “Fuck You Mother” – trasformando l’innocuo balletto virale in un potente veicolo di protesta.

 

 

Si da il caso che i funzionari del partito comunista, che notoriamente non brillano per senso dell’umorismo, lo abbiano preso come l’ennesimo insulto a loro diretto e lo abbiano bollato come “osceno”.

E’ vero, Ai Wei Wei in t-shirt rosa shocking che si agita come un rapper epilettico non ha niente di idilliaco. Ma leggendo il tweet che l’artista ha poi postato viene da chiedersi cosa sia davvero osceno, per il senso comune del XXI secolo:

In 60 anni i cinesi non hanno mai visto una scheda elettorale. Non c’è ‘istruzione per tutti, non c’è assicurazione medica, non c’è libertà di stampa, non c’è libertà di parola, non c’è libertà di informazione, non c’è libertà di vivere e muoversi dove si vuole, non c’è magistratura indipendente, non c’è nessuno controllo sull’opinione pubblica, non ci sono sindacati indipendenti, non ci sono forze armate che appartengono alla nazione, non c’è la protezione della costituzione. Tutto quello che resta è un cavallo di fango ed erba.”

Ora non vi rimane di cimentarvi anche voi nello Gnamgnam Style, potete cominciare con questa fantastica versione karaoke in koreano romanizzato, e se la vostra sete di etno-trash non è sazia, andate a leggervi l’ottima traduzione che trovate nella descrizione del video…

 

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Se invece volete infastidire il governo cinese, imparatevi la canzone ufficiale del “Grass-Mud Horse”.