Sull’onda dell’entusiasmo per il suo ultimo lavoro, “Moon”, uscito a settembre per Bloody Sound Fucktory e Wallace Records, abbiamo recapitato con un congegno telegrafico alcune domande a Mattia Coletti.
Classe 1983, chitarrista di altissimo livello made in Falconara Marittima (AN), apprezzato indistintamente dalla Russia al Giappone, Mattia Coletti (già Sedia, Polvere, 61 Winter’s Hat, Christa Pfangen, Leg Leg) vanta una carriera discografica di tutto rispetto, che spazia dalle collaborazioni artistiche alla dimensione in solo, dal free-folk all’elettronica, passando per il noise-rock.
Grazie alla nostra intervista speravamo di dipanare almeno un po’ l’aura di mistero e insondabilità che circondano questa figura quasi mitologica (1/3 musicista, 1/3 fonico, 1/3 produttore), ma data la telegraficità delle risposte non siamo sicuri di esserci riusciti. E forse meglio così: in fondo la vita è costellata di miti svelati, perché aggiungerne un altro?
Comunque, giudicate voi stessi.
Signor Nerto – Enfant prodige del rock italiano, chitarrista sperimentale, fonico/produttore. Chi/cosa è Mattia Coletti?
Mattia Coletti – Di sicuro non più un enfant! Gli anni passano anche da queste parti. Per il resto sì, continuo ad affiancare la produzione musicale partita nel 2005 con il primo album “Zeno” al lavoro fonico e da produttore, anch’esso attivo da una decina di anni ormai.
SN – Artisticamente parlando, meglio soli che male accompagnati?
MC – Facile: meglio soli, senza dubbio. Già la domanda introduce la risposta.
SN – I tuoi natali sono di Falconara. Pensi che la vicinanza geografica alla raffineria dell’API possa aver influito sulla tua vena artistica?
MC – Ahaha, non credo…forse avrei potuto anticipare Vasco Brondi con il nome de “Le luci della centrale elettrica” con qualcosa di simile, ma non mi ha stimolato nemmeno in questo.
SN – Ieri noise-rock, oggi elettronica. E domani?
MC – Domani non vi è certezza e tanto meno progettazione. Mi piace mettermi in gioco, provare cose nuove e divertirmi, tutto qua. Per il futuro potrei fare un disco acustico come totalmente elettronico, come tutt’altro.
SN – Qual è, se esiste, il posto in cui ti senti più a casa?
MC – In giro, quando sono in tour.
SN – I 3 dischi più belli del 2014 (a parte il tuo).
MC – Mmm…uno di certo “Americana” dei GUANO PADANO. Poi non saprei, devo ammettere che non ho molto tempo e voglia di ascoltare cose nuove! E quindi oltre a questo nome non mi vengono in mente altri dischi che mi hanno particolarmente colpito quest’anno.
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SN – Quand’è l’ultima volta che hai fatto una cosa per la prima volta?
MC – Poche settimane fa in tour con i Fuzz Orchestra! Oltre a lavorarci per la prima volta, con un tour europeo di 20 date, a Chemnitz ho anche cucinato per la prima volta una penna rigata con: pomodoro, rapa rossa, zenzero e pan grattato.
SN – Fatti un selfie e mandacelo.
Questo è quanto. Ma per immergervi davvero nel fitto mistero colettiano, fatto di intarsi chitarristici e melodiche dissonanze, non potete mancare di vedere Mattia suonare dal vivo. Dove? Fino a fine febbraio non c’è che l’imbarazzo della scelta: