PACO a drug story
mostra fotografica di Valerio Bispuri
10 Novembre - 19 Novembre 2017
MOLE VANVITELLIANA | Ancona
venerdì 10 novembre
ore 17.30 inaugurazione della mostra alla presenza dell'autore
ore 19.30 incontro con Valerio Bispuri e presentazione del suo lavoro
all'interno del KUM Festival - Curare, Educare, Governare
organizzato in collaborazione con Il Mascherone associazione fotografica
Orari di apertura:
10/11/12/19 Novembre 10.00 – 20.00
dal 13 al 18 novembre 16.00 – 20.00
PACO, A DRUG STORY, è un lavoro durato 13 anni sulla vita di una droga; un’indagine sulla sua produzione, sullo smercio, il consumo, la dipendenza e sulle sue vittime.
Venduto a meno di mezzo dollaro a dose, si diffonde nel 2001 in Argentina priprio durante la grave crisi economica. Il Paco è stato definito «la cocaina dei poveri» e ha sconvolto i più miseri bassifondi di Buenos Aires. Si fuma come il crack e il suo effetto è 50 volte più forte della cocaina, molto immediato, induce la dipendenza in un tempo brevissimo: una dipendenza più forte dell’eroina e dello stesso crack. L’effetto dura solo una ventina di secondi e si ha subito bisogno di una nuova dose. Noto anche come PBC (pasta básica de cocaina, pasta-base di cocaina), il Paco è un prodotto di scarto della preparazione della cocaina e viene mescolato con sostanze chimiche molto tossiche: dal kerosene alla colla, alla polvere di vetro fino al veleno per topi. Si produce per lo più in laboratori clandestini, noti come cocinas (cucine), nelle Villas, i quartieri poveri alle porte di Buenos Aires. Alcune delle fotografie sono fra le rare immagini delle cucine del Paco e documentano l’intero processo di produzione.
Fra i più colpiti da questa dipendenza sono i ragazzi fra i dodici e i venticinque anni di età che vivano nei ghetti urbani. Il fenomeno crea un esercito di giovani “zombie” disposti a tutto pur di ottenere la loro dose, con conseguenze umane, sanitarie e sociali devastanti per intere comunità. Il Paco, tuttavia, sta diventando un problema anche per le classi medie e alte. E nel tempo si è espanso anche fuori dell'Argentina colpendo Uruguay, Cile, Perù Paraguay, Colombia e parte del Brasile.
Una delle ragioni della sua diffusione è ovviamente la povertà, ma altri fattori importanti sono le trasformazioni del traffico di cocaina nella regione, che provano la nuova importanza del paese come produttore di cocaina, oltre che il persistere del suo ruolo come punto di trasbordo verso il mercato europeo.
Sono stato per anni in contatto con le con le famiglie colpite dal Paco, parlando con le madri devastate dal dolore e dall'impotenza, ho visto ragazzi consumarsi, rimanere paralazziti o morire senza scampo. Uno degli altri effetti della droga è la perdita di contatto con la realtà e la totale asssenza di fame e sonno. Ho visto il volto di molti ragazzi trasformarsi, alterare i lineamenti e la coscienza, fino a perdere i sensi. L'aumento del consumo è in costante crescita e non ci sono mezzi e termini per fermarlo, una piaga sociale che non si può arrestare.
Il mio lavoro non è solo una denuncia su questa terribile droga, ma anche un entrare nell'anima della povertà sudamericana, nei meadri dei ragazzi completamente nascosti al mondo, cercando una loro anima nascosta, seppellita dall'indifferenza. Ho sempre creduto che la fotografia ha bisogno di tempo per arrivare a una profondità e che per arrivare a raccontare è necessario bilanciare le proprie emozioni con la realtà.