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Dopo le monumentali 24 ore di Mount Olympus – To glorify the
cult of tragedy (presentato in esclusiva dal 30° Romaeuropa Festival e premio Ubu 2016 per Associazione Ubu per Franco Quadri come migliore produzione straniera), Troubleyn Jan Fabre torna con una nuova visionaria creazione: BELGIAN RULES/BELGIUM RULES.
A essere glorificato dai suoi ‘guerrieri della bellezza’ (definizione che Fabre ha dato ai suoi performer) è questa volta il Belgio, sua terra natia. Una dedica, come quella che Fellini fece alla sua Roma, attraverso tutti gli elementi che hanno fondato e reso celebre l’estetica dell’artista. «Il teatro giaceva alla nascita di questo piccolo paese e il teatro è ciò che questo piccolo paese rimarrà. Il Belgio è un paese che sta scoppiando tra burocrazia e formalità forzata. Uno Stato artificiale e instabile, utilizzato come palcoscenico per guerre altrui» afferma Edith Cassiers, assistente alla drammaturgia.
Con la composizione musicale di Andrew Van Ostade, i testi di Johan de Boose e più di 15 performer in scena, BELGIAN RULES/BELGIUM RULES scompagina l’immaginario e la cultura di un intero paese, terra di sangue e di guerre, terra di Rubens, di Bosch, di Bruegel e di Magritte, ma anche di birre e patatine fritte. Un autoritratto teatrale ironico e tagliente, riflesso nell’immagine dell’Europa tutta.
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Jan Fabre is back with a new, visionary creation: BELGIAN RULES/BELGIUM RULES. This time, it will be his homeland of Belgium to be glorified by his ‘warriors of beauty’ (as Fabre defines his performers), in a homage like Fellini’s to Rome.
«Theatre lay at the birth of this little country, and theatre is what will remain of it. Belgium is a country that is bursting at the seams between bureaucracy and stilted formality. An artificial and unstable State, used as a stage for others’ wars», as the assistant dramaturge Edith Cassiers said.
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