mercoledì 16 maggio 2018
The Black Lips
Bronson | Madonna dell'Albero - Ravenna
►Prev: 18€ +dp sul circuito Vivaticket http://bit.ly/BlackLips_Bronson o al Fargo e al Bronson Café
►Cassa: 20€
I The Black Lips si sono formati quando da ragazzi Cole Alexander (chitarra, voce) e Jared Swilley (basso, voce) si ritrovavano dopo la scuola, arruolando gli amici Joe Bradley (batteria, voce) e Ben Eberbaugh (chitarra).
Dopo essere diventati una delle band underground di cui maggiormente si parlava ad Atlanta, ed dopo essere stati banditi da diversi locali per i loro concerti selvaggi, la band ha pubblicato album e 45 giri su varie etichette garage underground come la Bomp e In The Red. Ben Eberaugh è morto per un tragico incidente ma la band ha continuato con Ian St Pe, proveniente da New Orleans. Questi eventi hanno influenzato profondamente la canzone "How Do You Tell A Child That Someone Has Died", una delle più significative di Good Bad, Not Evil. Da quest'album son passati 10 anni,ora nella formazione c'e' alla batteria Oakley Munson e ai cori e sax Zumi Rosow. Con il nuovo "Satan's Graffiti or God's art?" uscito a maggio del 2017, sono stati in grado di costruire sulle loro mancanze musicali il loro punto di forza, regalando ai pezzi un fascino nudo e crudo come un diamante grezzo, in pieno stile rock’n roll. Il singolo che anticipava l’uscita dell’album, “ Can’t Hold On” è il perfetto esempio di questa linea di pensiero. È un pezzo dall’animo oscuro, con una batteria punk che fa da carro trainante ai riff secchi delle chitarre, sostenute dalla voce stridula e graffiante di Cole Alexander che regala quella giusta vena malinconica al pezzo. “Squatting in Heaven” è sicuramente il brano che invece più rappresenta l’immagine scanzonata della band americana; tre minuti di rock allo stato puro con l’aggiunta di strumenti a fiato per dare ancor più consistenza musicale al pezzo, come se non fossero già sufficienti le distorsione potenti delle chitarre. Per una band come i Black Lips, caciarona, disfatta, scorticata, figlia della tradizione che prova a rinverdire e nel mentre tenta di soffocare, il concetto di perfezione è forse irraggiungibile. Troppo levigata come idea, troppo completa, alla ribalta in tempi in cui il minimalismo è da tempo un valore estetico. Dire che la band di Atlanta e gli altri attori della scena siano una nuova via alla distorsione è però un po’ una forzatura: sia per la resistenza del genere all’entrata della novità, sia perché dall’arrivo sulla scena dei Black Lips stessi sono passati ormai decenni. Eh sì, cari miei: questi ragazzi sono in giro dal 1999. Fanno diciotto quest’anno. Questo discorso non toglie però nulla né alla bontà del loro canzoniere né alla rottura che in parte definiscono col passato del genere, alla luce della loro forte personalità.