BIOGRAFIA
Maybe i'm... nasce come un progetto solitario, con la demo “Satan's holding a little room for you” nel 2007, come un atto d'amore verso il blues, non inteso come genere ma come forma di rivoluzione.
Nel 2010, col disco “We must stop you” (Jestrai Records), inizia a puntare la bussola verso un approccio alla musica più corale, trasformandosi in un duo aperto a numerose collaborazioni. Ciò nonostante l'atmosfera del disco è cupa e apocalittica, una sorta di sermone sul progressivo declino dell'umanità.
Nel 2012 esce “Homeless ginga” (Jestrai Records): uno sguardo nel substrato, lì dove si annida il futuro, lì dove esistono movimenti e pulsioni scomposte ma ancora reali. “Homeless ginga” è un disco di attesa, attesa che tutte queste pulsioni si incanalino, prendano forma e spazzino via in maniera violenta e armoniosa quello che siamo collettivamente diventati. Cioè qualcosa di ben distante dall’umanità. Musicalmente è un disco che rende più esplicite influenze finora sottaciute, come il punk e la nowave.
In mezzo ai due dischi lo split coi pugliesi Bokassà, “Paraponziponzipò”: le due formazioni si incontrano in due garage, uno a Bari e uno a Serradarce (SA), e in presa diretta registrano tutto quello che gli esce. Un disco free-punk-jazz-afro-prog e qualsiasi altra etichetta ci si voglia appiccicare, visto che è una centrifuga di vite, ascolti e influenze spesso distanti tra loro.
Nel 2014 è la volta di “Bwa Kayiman” (Jestrai Records), un disco che esplora il misticismo, non come fenomeno inglobato nelle religioni ufficiali, ma come moto dell’animo e del corpo (nel suo insieme di muscoli, nervi e ossa) verso il soprannaturale. Se le utopie collettiviste sono, mai come oggi, facilmente manipolabili dal potere, l’unico germe di rivoluzione sta nell’individuo e nella sua forza, e nelle modalità che egli ha per accrescerla. Registrato in presa diretta è un disco in cui in una matrice tribale si innesta di tutto: dal blues al free-jazz, dalla nowave al punk, un caos sonoro frammentato che prende spunto dalla storia per cercare una personale via di sovversione del presente. E in fretta, perchè il tempo sta per scadere.
Dopo quattro anni di pausa e l'aggiunta di un ulteriore componente esce “Colonia”
COLONIA
Colonia è un disco nato durante quattro anni di totale assenza dalla musica, ma che ci è scoppiato tra le mani in pochi giorni.
Un disco che parte da una presa di coscienza, quella di essere, individualmente, colonie. Guardarsi allo specchio con la più totale sincerità e provare orrore per quello che si è costretti a vivere ogni giorno. E, con un impeto di entusiasmo, decidere che è giunta l'ora di uscire dal gioco, di rifiutare il confronto civile, di ribaltare il tavolo e di diventare miccia, di innescare la propria personale detonazione e sommarla con gioia alle altre, marginali e a volte nascoste, detonazioni già sparse per il pianeta, fino a quando non diventino una sola luce e un solo boato che faccia in mille pezzi il Moloch che ci opprime.
Un disco fatto di due chitarre e una batteria e speriamo molte voci.
Registrato, mixato e masterizzato presso Murotorto, Eboli (SA)
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