Thursday
8
December
2016
LEO PARI IN CONCERTO AL PICCADILLY

LEO PARI IN CONCERTO AL PICCADILLY

concert
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When
Thursday 8 December
22:30
Where
PIccadilly
Chiaravalle (AN)
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ISOLA CLUB presenta:
LEO PARI IN CONCERTO AL PICCADILLY
Cso Matteotti Chiaravalle

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Leo Pari, dal folk all'elettronica nel nome di Battisti

Lucio. Ah, questa poi, c'è anche qualcuno che di Battisti non ama solo il periodo voce e chitarra anni Settanta (quello delle biondetreccegliocchiazzurrieppoi e del campo di grano poesia di un amore profano), quello nazional-pop-polare, ma anche quello elettronico degli anni Ottanta e Novanta, quello insomma degli ultimi dischi di Mogol, del sottovalutato E già e del criptico periodo con Panella. Il qualcuno è uno nato nel 1978, quindi che buona parte di questo sound l'ha recuperato in seguito, più che vissuto in diretta. Leo Pari dal folk iniziale è man mano passato allo stile cantautorale fino a eliminare quasi del tutto le chitarre e approdare ai sintetizzatori nel nuovo disco Spazio. Ma appunto i sintetizzatori anni Ottanta, quasi pianole Bontempi rispetto a ciò che si usa adesso, e senza software elettronici. Il suono vintage si sente, e fa parte del fascino dell'album, soprattutto verso gli ascoltatori con qualche anno più del suo autore.

La generazione. L'attacco è già un folgorante colpo al cuore: Bacia brucia ama usa è identica, nelle prime battute, a Per altri motivi, che troneggiava in L'apparenza, anno 1988. Un omaggio, non un plagio, perché poi la canzone va per la propria strada e anche i testi sono diversissimi, senza i cunicoli intorcinati nel lessico e nelle allitterazioni di Panella. Il che è un complimento a Leo, in un certo senso, perché quel che vuol dire si capisce in modo immediato. Proprio Bacia brucia ama usa è un delizioso racconto sull'innocenza di un amorazzo senza impegni, perfetta introduzione alle canzoni che seguono, come Werther, I segreti degli uomini, I cantautori, forse le migliori, Tutto disegna il ritratto di un non giovane e un non vecchio, uno in quell'età di mezzo della vita, ormai lunghissima, in cui il passato si accumula e viene visto con sempre maggiore nostalgia, ma senza ammetterlo, anzi dovendo fingere di sperare ancora in un futuro sempre più oscuro (ci sono versi come "i ragazzi bruciano come fiammiferi per non somigliare mai ai loro genitori", "sopra una spiaggia di siringhe e lame aspettiamo la spiaggia dei morti viventi", "verremo giù come stelle scadenti"), dove ci si aggrappa alla religione, ma facendone una malattia (Ave Maria è sconsolata, oltre che un po' alla Battiato).

Il pop. Il risultato è un pop denso, per quanto sembri una contraddizione. Che ha un problema. O meglio, è il resto del pop ad averlo: il pop rarefatto e leggero che ha imbastardito il palato degli ascoltatori, o per dirla fuori dai denti li ha rimbambiti a tal punto da non impedirgli di godersi qualcosa che vada oltre l'apparenza (non nel senso del disco di cui sopra). Per cui questo album arriva con trent'anni di ritardo, anche per l'ottimo motivo che difficilmente Pari avrebbe potuto inventarselo a 8 anni, e si rivolge a un pubblico diverso da quello contemporaneo, un pubblico più anziano (non necessariamente, perché poi è pieno di ragazzini che amano tuffarsi nel passato) e dai gusti più raffinati. Il che è il pregio di questo disco, ma può esserne anche il limite. Pari lo sa e, semplicemente, ha deciso di fregarsene e fare la musica che preferisce: un pop che non sarà purtroppo popolare nel senso delle vendite e dei passaggi radiofonici, ma di gran qualità.

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calamity jane almost 8 years ago