I Liars vantano una storia decennale che li ha visti muoversi dall’originaria Los Angeles a New York, e poi a Berlino, ed infine tornare, per la registrazione del nuovo disco, “Sisterworld”, negli Stati Uniti. Un bisogno di ‘spostarsi’ che riflette anche il percorso creativo della band, inizialmente associata alla scena del post-punk/no-wave newyorkese dei primi ‘80, e poi approdata a lidi nebbiosi di difficile catalogazione. Piuttosto, ciò che li descrive in modo più appropriato sono le drammatiche evoluzioni stilistiche documentate sui loro album, pur mantenendo lungo tutta la loro discografia come carattere costante un interesse primario nella ritmica e nel tessuto sonoro. Dai ritmi punk-funk delle origini il suono si è infatti evoluto progressivamente, con grande attenzione alle sperimentazioni percussive (uno su tutti, il capolavoro “Drum’s Not Dead”), passando per l’inquietante tranquillità del disco omonimo fino ad arrivare all’anarchia depressa dell’ultimo “Sisterworld”. Oltre al videoclip più bello dell’anno 2010 (“Scissors”), i Liars possono vantare un album di remix del già citato “Sisterworld” ad opera di artisti come Thom Yorke, Tunde Adebimpe (TV On The Radio), Bradford Cox (Deerhunter/Atlas Sound), Melvins, Alan Vega (Suicide), Chris & Cosey (Throbbing Gristle) e Blonde Redhead. Ad aprire il loro concerto i marchigiani Lush Rimbaud che con l'album "Sounds from a Vanishing Era" si affermano come una delle realtà più interessanti del panorama italiano underground. Il loro album è una bomba ad orologeria, che si allontana leggermente dalla nu-rave degli esordi dando un respiro ed una anima decisamente più importante alla band che si sposta su atmosfere alternative kraut e post-rock.
I Liars vantano una storia decennale che li ha visti muoversi dall’originaria Los Angeles a New York, e poi a Berlino, ed infine tornare, per la registrazione del nuovo disco, “Sisterworld”, negli Stati Uniti. Un bisogno di ‘spostarsi’ che riflette anche il percorso creativo della band, inizialmente associata alla scena del post-punk/no-wave newyorkese dei primi ‘80, e poi approdata a lidi nebbiosi di difficile catalogazione. Piuttosto, ciò che li descrive in modo più appropriato sono le drammatiche evoluzioni stilistiche documentate sui loro album, pur mantenendo lungo tutta la loro discografia come carattere costante un interesse primario nella ritmica e nel tessuto sonoro. Dai ritmi punk-funk delle origini il suono si è infatti evoluto progressivamente, con grande attenzione alle sperimentazioni percussive (uno su tutti, il capolavoro “Drum’s Not Dead”), passando per l’inquietante tranquillità del disco omonimo fino ad arrivare all’anarchia depressa dell’ultimo “Sisterworld”. Oltre al videoclip più bello dell’anno 2010 (“Scissors”), i Liars possono vantare un album di remix del già citato “Sisterworld” ad opera di artisti come Thom Yorke, Tunde Adebimpe (TV On The Radio), Bradford Cox (Deerhunter/Atlas Sound), Melvins, Alan Vega (Suicide), Chris & Cosey (Throbbing Gristle) e Blonde Redhead. Ad aprire il loro concerto i marchigiani Lush Rimbaud che con l'album "Sounds from a Vanishing Era" si affermano come una delle realtà più interessanti del panorama italiano underground. Il loro album è una bomba ad orologeria, che si allontana leggermente dalla nu-rave degli esordi dando un respiro ed una anima decisamente più importante alla band che si sposta su atmosfere alternative kraut e post-rock.