Creatura ambigua i Telescopes: nati (volendo dare delle coordinate precise) tra “Evol” e “Daydream Nation”, quando il noise assunse delle coordinate ben precise, subirono una violenta sterzata verso lo shoegaze tra la fine degli anni Ottanta e l’avvento dei My Bloody Valentine. Tuttavia, classificarli tra gli edulcorati wall of sound britannici sarebbe un grave errore; Lawrie e i musicisti di turno raggruppati sotto il marchio Telescopes hanno calpestato ben altri sentieri. Se il loro esordio “Taste” era un’ondata neo-psichedelica elettrica, al pari dei primi Jesus and Mary Chain e Spacemen 3, il disco self-titled del 1992 era solo il fugace incontro tra l’idea di psych/space rock di Stephen Lawrie e Joanna Doran e lo shoegaze, come due rette che si incontrano ma poi proseguono per il loro cammino. “The Telescopes” bastò a trascinarli nella Uk Pop Chart e anche a interrompere la loro carriera per una decade.
Creatura ambigua i Telescopes: nati (volendo dare delle coordinate precise) tra “Evol” e “Daydream Nation”, quando il noise assunse delle coordinate ben precise, subirono una violenta sterzata verso lo shoegaze tra la fine degli anni Ottanta e l’avvento dei My Bloody Valentine. Tuttavia, classificarli tra gli edulcorati wall of sound britannici sarebbe un grave errore; Lawrie e i musicisti di turno raggruppati sotto il marchio Telescopes hanno calpestato ben altri sentieri. Se il loro esordio “Taste” era un’ondata neo-psichedelica elettrica, al pari dei primi Jesus and Mary Chain e Spacemen 3, il disco self-titled del 1992 era solo il fugace incontro tra l’idea di psych/space rock di Stephen Lawrie e Joanna Doran e lo shoegaze, come due rette che si incontrano ma poi proseguono per il loro cammino. “The Telescopes” bastò a trascinarli nella Uk Pop Chart e anche a interrompere la loro carriera per una decade.
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