Ritorna Spiral69, il progetto tra new/dark wave e pop di Riccardo Sabetti. “No Paint on the Wall” è il suo secondo album, prodotto da Megasound e con distribuzione Zebralution/Megasound.
Sono passati quasi due anni dal suo ultimo lavoro, "A Filthy Lesson for Lovers” (2009), nel frattempo qualcosa è cambiato. Come rinchiusa in una stanza senza luce, la musica di Spiral69 esce da
una crisalide e diventa più aggressiva con sé stessa. Lacerata da tormentate riflessioni, in quelle che dovrebbero essere le mura di una stanza che serve a capire o fuggire da paure e debolezze, il sound di “No Paint on the Wall” finisce per creare una condensa di undici ballate che sanno di sesso e disperazione. E allora le prospettive cambiano: l'amore diventa una penitenza da scontare, Dio è un nemico, la morte è l'unica via per capire che siamo vivi, il sesso è un’ossessione.
“No Paint on the Wall” è l’evoluzione stilistica e compositiva nata dalla produzione "on the road" dei brani. È durante il tour del precedente album, infatti, che si è articolato il lavoro di gruppo che – a differenza dell’album precedente (scritto, arrangiato e suonato da Riccardo Sabetti) – vede coinvolti direttamente Licia Missori al piano, Stefano Conigliaro alla batteria ed Enzo Russo alle
chitarre. Basso e pianoforte diventano strumenti chiave dell'intero album, potenza e tenacia ritmica ne definiscono i contorni. La trama di archi (Andrea Ruggiero) ne intesse la dolcezza e una voce più profonda, ancora più emotivamente densa, trattiene il tutto rappresentando la soluzione e la sintesi del mood di Spiral69.
Spiral69 nasce nel 2007 come progetto solista di Riccardo Sabetti (Pixel, Argine) che abbandona dark, industrial e synth pop dopo essersi innamorato delle alchimie viscerali e agrodolci di sessioni compositive tra chitarra, pianoforte ed violino. Ne estrapola le melodie più passionali, trattiene venature gothic e flussi neoromantici, focalizzandoli in un percorso pop e new wave. Reduce del buon successo di critica riscosso in Italia e all’estero per “A Filthy Lesson for Lovers”, nell’ottobre 2010 Spiral69 viene notato e invitato da Steven Hewitt (storico batterista dei Placebo) ad essere la band di supporto nel tour italiano del suo nuovo progetto Love Amongst Ruin. “No Paint on the Wall” ha permesso a Spiral69 di tirare le somme e di guardarsi bene allo specchio: il suo suono, pur sempre riportando a suggestioni di Joy Division, The Cure, Nick Cave, Placebo e alla new wave più scura dei primi anni '80, assume finalmente una sua definita identità.
Ritorna Spiral69, il progetto tra new/dark wave e pop di Riccardo Sabetti. “No Paint on the Wall” è il suo secondo album, prodotto da Megasound e con distribuzione Zebralution/Megasound.
Sono passati quasi due anni dal suo ultimo lavoro, "A Filthy Lesson for Lovers” (2009), nel frattempo qualcosa è cambiato. Come rinchiusa in una stanza senza luce, la musica di Spiral69 esce da
una crisalide e diventa più aggressiva con sé stessa. Lacerata da tormentate riflessioni, in quelle che dovrebbero essere le mura di una stanza che serve a capire o fuggire da paure e debolezze, il sound di “No Paint on the Wall” finisce per creare una condensa di undici ballate che sanno di sesso e disperazione. E allora le prospettive cambiano: l'amore diventa una penitenza da scontare, Dio è un nemico, la morte è l'unica via per capire che siamo vivi, il sesso è un’ossessione.
“No Paint on the Wall” è l’evoluzione stilistica e compositiva nata dalla produzione "on the road" dei brani. È durante il tour del precedente album, infatti, che si è articolato il lavoro di gruppo che – a differenza dell’album precedente (scritto, arrangiato e suonato da Riccardo Sabetti) – vede coinvolti direttamente Licia Missori al piano, Stefano Conigliaro alla batteria ed Enzo Russo alle
chitarre. Basso e pianoforte diventano strumenti chiave dell'intero album, potenza e tenacia ritmica ne definiscono i contorni. La trama di archi (Andrea Ruggiero) ne intesse la dolcezza e una voce più profonda, ancora più emotivamente densa, trattiene il tutto rappresentando la soluzione e la sintesi del mood di Spiral69.
Spiral69 nasce nel 2007 come progetto solista di Riccardo Sabetti (Pixel, Argine) che abbandona dark, industrial e synth pop dopo essersi innamorato delle alchimie viscerali e agrodolci di sessioni compositive tra chitarra, pianoforte ed violino. Ne estrapola le melodie più passionali, trattiene venature gothic e flussi neoromantici, focalizzandoli in un percorso pop e new wave. Reduce del buon successo di critica riscosso in Italia e all’estero per “A Filthy Lesson for Lovers”, nell’ottobre 2010 Spiral69 viene notato e invitato da Steven Hewitt (storico batterista dei Placebo) ad essere la band di supporto nel tour italiano del suo nuovo progetto Love Amongst Ruin. “No Paint on the Wall” ha permesso a Spiral69 di tirare le somme e di guardarsi bene allo specchio: il suo suono, pur sempre riportando a suggestioni di Joy Division, The Cure, Nick Cave, Placebo e alla new wave più scura dei primi anni '80, assume finalmente una sua definita identità.
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