L’artista, nato nel 1966 a Madrid, è uno più conosciuti nel panorama artistico internazionale.
Santiago Sierra si e' progressivamente distinto negli ultimi anni grazie ad un lavoro in bilico tra la scultura minimalista, la fotografia concettuale e la performance, mettendo costantemente in discussione i limiti e le costrizioni imposti dalla società contemporanea. Tra le ultime prove dell'artista ricordiamo il Padiglione Spagnolo alla 50° Biennale di Venezia, a cui si poteva accedere solo se in possesso di un passaporto iberico; ''The first verse of the Marseillaise played uninterruptedly for one hour'' al Centre d'art contemporain de Bre'tigny, dove un'intera orchestra ha suonato il primo verso dell'inno francese per un'ora, e ''300 Tonnen'' alla Kunsthaus di Bregenz, una possente installazione in cemento del peso di trecento tonnellate che ha spinto agli estremi le capacità strutturali del museo austriaco, al punto da poter accogliere solo quaranta visitatori alla volta.
L’artista, nato nel 1966 a Madrid, è uno più conosciuti nel panorama artistico internazionale.
Santiago Sierra si e' progressivamente distinto negli ultimi anni grazie ad un lavoro in bilico tra la scultura minimalista, la fotografia concettuale e la performance, mettendo costantemente in discussione i limiti e le costrizioni imposti dalla società contemporanea. Tra le ultime prove dell'artista ricordiamo il Padiglione Spagnolo alla 50° Biennale di Venezia, a cui si poteva accedere solo se in possesso di un passaporto iberico; ''The first verse of the Marseillaise played uninterruptedly for one hour'' al Centre d'art contemporain de Bre'tigny, dove un'intera orchestra ha suonato il primo verso dell'inno francese per un'ora, e ''300 Tonnen'' alla Kunsthaus di Bregenz, una possente installazione in cemento del peso di trecento tonnellate che ha spinto agli estremi le capacità strutturali del museo austriaco, al punto da poter accogliere solo quaranta visitatori alla volta.
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