Populous è lo pseudonimo sotto il quale si nasconde il DJ e producer salentino Andrea Mangia. A metà strada fra hip-hop, elettronica e reminescenze beat-jazz, nel giro di qualche anno, e poco più che ventenne, si guadagnato una nomea a livello internazionale.
Lo conferma il contratto con la prestigiosa etichetta berlinese Morr, sotto la quale nel 2002, fa il suo esordio discografico con l'album "Quipo". Sempre nel 2002, con lo pseudonimo Cable Corp., realizza un disco per la cuneese Betulla Records, "Save The Records".
Osannato dalla critica specializzata come il giovane musicista in ambito elettronico più promettente della penisola, torna nel 2005 con "Queue For Love", un disco che si avvale della collaborazione di Matilde Davoli, vocalist degli Studio Davoli, e di Dose One del gruppo hip-hop cLOUDDEAD.
L'elettronica e l'hip-hop sono l'ossatura portante anche di questo lavoro: Mangia affina però la ricerca sonora, ricorrendo all'uso di chitarre, e-bow e glockenspiels, e riportando alla luce, in alcuni passaggi, il Brian Eno dei tempi migliori.
Populous è lo pseudonimo sotto il quale si nasconde il DJ e producer salentino Andrea Mangia. A metà strada fra hip-hop, elettronica e reminescenze beat-jazz, nel giro di qualche anno, e poco più che ventenne, si guadagnato una nomea a livello internazionale.
Lo conferma il contratto con la prestigiosa etichetta berlinese Morr, sotto la quale nel 2002, fa il suo esordio discografico con l'album "Quipo". Sempre nel 2002, con lo pseudonimo Cable Corp., realizza un disco per la cuneese Betulla Records, "Save The Records".
Osannato dalla critica specializzata come il giovane musicista in ambito elettronico più promettente della penisola, torna nel 2005 con "Queue For Love", un disco che si avvale della collaborazione di Matilde Davoli, vocalist degli Studio Davoli, e di Dose One del gruppo hip-hop cLOUDDEAD.
L'elettronica e l'hip-hop sono l'ossatura portante anche di questo lavoro: Mangia affina però la ricerca sonora, ricorrendo all'uso di chitarre, e-bow e glockenspiels, e riportando alla luce, in alcuni passaggi, il Brian Eno dei tempi migliori.
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